Brand identity e performance: un binomio possibile (e necessario)
Una brand identity solida non è più solo una questione estetica.
In un contesto ipercompetitivo e multicanale, è diventata uno strumento strategico per migliorare le performance di business.
Oggi, coerenza visiva, tono di voce e user experience impattano direttamente su conversioni, retention e fiducia nel marchio.
In questo articolo vediamo come una brand identity ben progettata e coerente possa diventare la leva che trasforma l’immagine in risultati concreti.
E, soprattutto, come in TOTALE accompagniamo le aziende in questo percorso, evitando gli errori più comuni.
Cos’è una brand identity performante
La brand identity non è solo il logo.
Comprende l’intero ecosistema visivo, verbale e percettivo che un’azienda costruisce per rappresentarsi.
Parliamo di:
- Logo, palette colori, tipografia
- Tone of voice, valori dichiarati e percepiti
- Design dei prodotti, packaging, customer experience
Ma cosa rende una brand identity “performante”?
La sua capacità di attivare e supportare comportamenti concreti, generando valore nei punti di contatto con il pubblico.
Quando lavoriamo con un cliente, verifichiamo subito se la sua identità visiva e verbale è:
- Distintiva rispetto ai competitor
- Riconoscibile e coerente su tutti i touchpoint
- Capace di trasmettere i valori aziendali
- Orientata all’engagement e alla conversione
Una brand identity efficace accelera i percorsi decisionali e aumenta la fiducia.
È dimostrato che i marchi con una brand identity coerente hanno performance migliori fino al 23% in più in termini di fatturato.
Al contrario, un’identità confusa o incoerente genera sfiducia, rallenta la crescita e rende più costose le attività di acquisizione.
In TOTALE partiamo sempre da un’analisi approfondita dell’identità esistente, confrontandola con il posizionamento desiderato e con il contesto competitivo, ascoltando le richieste del cliente e la sua visione del brand futuro che vorrebbe.
Uniamo la parte esperienziale a quella commerciale, per creare il racconto di cui l’azienda ha bisogno!
UX/UI design: non è solo questione di estetica
Un’interfaccia ben progettata comunica la personalità del brand, ma soprattutto guida l’utente verso azioni strategiche.
UX e UI sono ponti tra brand e comportamento utente.
Quando iniziamo un progetto digitale, partiamo sempre da domande strategiche:
- L’esperienza riflette il posizionamento del brand?
- Gli elementi visivi sono coerenti e funzionali?
- I flussi supportano la conversione e la fidelizzazione?
La UX non serve solo a “piacere”, ma a ridurre l’attrito, aumentare la fiducia e migliorare le metriche chiave (tempo medio, bounce rate, tasso di completamento).
Un buon design è quello che non si nota, ma funziona. E va progettato insieme alla brand identity, non dopo.
È qui che spesso vediamo aziende sbagliare: UX scollegate dalla personalità del brand, componenti incoerenti, esperienze non allineate con le promesse di marketing.
Noi invece integriamo identità e usabilità in ogni fase.
Dal design system alla conversione: il ponte tra visual e obiettivi
Il design system è l’infrastruttura che rende coerente ogni elemento visivo e interattivo.
Definisce regole condivise per:
- Componenti UI riutilizzabili
- Stili visivi e comportamento
- Linguaggio e tono
Grazie a un design system efficace, ogni team (design, dev, marketing) lavora allineato, e ogni iterazione mantiene coerenza e velocità.
Noi lo consideriamo uno strumento fondamentale per la scalabilità.
Quando c’è coerenza, ogni cambiamento è più rapido da implementare, più facile da testare e meno soggetto a errori.
Inoltre, un design ben allineato agli obiettivi facilita l’interazione e stimola le conversioni.
Il visual diventa così parte integrante del funnel.
Al contrario, la mancanza di un sistema visivo condiviso porta a discontinuità, rallentamenti e, nei casi peggiori, perdita di fiducia da parte degli utenti.
L’importanza della coerenza tra branding e funnel di marketing
Il branding non può vivere separato dalla performance.
Quando i due mondi non comunicano, l’utente percepisce incongruenze e perde fiducia.
Ecco perché, con i nostri clienti, lavoriamo sempre per allineare:
- Advertising e landing page
- Tone of voice e messaggi di vendita
- Identità visiva e contenuti social
Ogni fase del funnel deve rispecchiare la promessa del brand.
Questo riduce l’effetto “frizione cognitiva” e migliora le conversioni.
Un brand che dice “siamo semplici e trasparenti”, ma ha un sito complicato o testi pieni di gergo tecnico, crea dissonanza. E la dissonanza, online, significa abbandono.
Noi monitoriamo costantemente la coerenza tra messaggi, touchpoint e visuali.
Perché sappiamo che la performance arriva quando tutto parla la stessa lingua.
Esempi di rebranding che hanno cambiato le sorti di un’azienda
Un rebranding ben progettato può rilanciare un’azienda anche in fasi difficili.
Alcuni esempi emblematici:
- Airbnb (2014): da piattaforma per couchsurfing a brand lifestyle globale. Il nuovo logo, la semplificazione della UI e un tono più empatico hanno aumentato la fiducia e l’adozione. Lezione: un rebranding non è solo questione estetica, ma può ridefinire il posizionamento di un’intera azienda, rafforzando fiducia e identità in un mercato globale in espansione.
- Mailchimp (2018): un rebranding audace e ironico ha trasformato una tool per newsletter in una piattaforma creativa e scalabile. Risultato: +60% awareness e aumento significativo delle PMI iscritte. Lezione: osare nel tono e nello stile visivo può ampliare il pubblico e riposizionare un servizio tecnico come un’esperienza creativa, accessibile e distintiva.
- Starbucks (2011): ha rimosso la scritta dal logo verde, puntando solo sulla sirena. Il rebranding mirava a comunicare che Starbucks non è solo caffè, ma un’esperienza globale e multifunzionale. La semplicità e riconoscibilità del simbolo hanno rafforzato la brand identity. Lezione: eliminare elementi testuali dal logo può rafforzare l’universalità del brand, quando il mondo visuale è già memorabile.
- Pepsi (2023): ha rilanciato il proprio storico logo ispirandosi alle versioni anni ’70/’90, con font nero e la bandiera rossa-blu. Questo restyling, definito “il più forte dagli anni ’90”, fonde nostalgia e modernità, rafforzando anche la linea Pepsi Zero Sugar. Lezione: un rebrand può sfruttare il passato per riportare al centro i valori storici del brand, mantenendoli contemporanei.
- Meta (ex Facebook, 2021): Facebook ha cambiato il nome della holding aziendale in Meta, per comunicare la sua nuova focalizzazione sul metaverso. Il rebrand ha dato a Instagram, WhatsApp e Oculus identità separate ma unite sotto un brand-guida che definisce una svolta strategica. Lezione: un rebranding può segnare una nuova era strategica, aiutando a separare un’unità di business dalla corporate.
- Instagram (2016): Supportando la sua trasformazione da app fotografica a piattaforma multiformato, Instagram ha adottato un logo minimalista con sfondo degradé, abbandonando l’icona della macchina fotografica. Dopo critiche iniziali, il restyling è stato accettato e oggi è diventato emblematico della sua identità evolutiva. Lezione: adattare la brand identity all’evoluzione funzionale del prodotto aiuta a ristabilire la coerenza tra brand percepito e reale.
Anche noi, con diversi clienti, abbiamo affrontato percorsi di rebranding in momenti critici: riposizionamenti post-pandemia, aperture a nuovi mercati, digitalizzazioni rapide.
In ogni caso, il successo è arrivato quando identità e strategia sono andate nella stessa direzione.
Conclusione
Una brand identity forte, coerente e progettata con attenzione è una leva strategica per la performance.
In TOTALE lo sappiamo bene: ogni progetto inizia con un lavoro profondo sull’identità, perché è da lì che passa la fiducia, la riconoscibilità e la conversione.
Se senti che il tuo brand non sta comunicando al meglio il suo potenziale, scrivici: analizzeremo insieme la tua identità e costruiremo un sistema visivo e verbale capace di supportare davvero i tuoi obiettivi di business.